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"Mi spieghi il significato dei tuoi tatuaggi?". È la domanda innocente di un curioso, ignaro del fatto che quei tatuaggi siano stati realizzati con lo scopo di farsi interrogare per confessare i propri segreti, ed è la stessa domanda che ha ispirato "Sottovoce, sottopelle", un profondo viaggio introspettivo con cui l'autore decide di rovistare tra ricordi e riflessioni troppo spesso sottaciuti, agli altri e a se stesso, ripercorrendo le linee sulla sua pelle: ogni capitolo si schiude, infatti, parallelamente alla spiegazione di un tatuaggio, senza mai rivelare l'espediente. Dolcezza, nostalgia, sofferenza e rinascita. Prima i ricordi dell'infanzia, la passione per la scrittura e i giochi di parole, poi la fine di un amore che credeva essergli stato predestinato e la sconvolgente scomparsa della madre. Nel passo conclusivo, ormai stravolto dall'intensità del percorso, si scioglie in una presa di coscienza spontanea e confusa, che trasuda tutta la contraddittorietà di cui è intriso e che si risolve nell'incoraggiamento a riconoscersi come instancabilmente fragili, come "tempesta di emozioni in un'ampolla di vetro, sotto la spada di Damocle, in una bottega di Murano", come protagonisti di un Kintsugi ostinato, che ci ricostruisce più preziosi dopo ogni rottura.