Quando scrissi la prima edizione di "Spiga di grano" volevo intrecciare la fantasia con alcuni avvenimenti storici del periodo del ventennio fascista, alla fine mi resi conto che di storicità c'era ben poco perché avevo giocato troppo con la fantasia. Ho ambientato il romanzo in Sicilia ma non in una località ben precisa perché non volevo circondare con confini territoriali la narrazione di vicende fantasiose sulle quali focalizzavo l'attenzione, invece era mio interesse strutturare i personaggi sotto il profilo culturale ma anche sotto il profilo del linguaggio, soprattutto per sottolineare la crescita di un personaggio femminile in particolare, che ha desiderio di evolversi e affermarsi, seppur rimanendo nel suo piccolo umile ma bizzarro mondo. Volevo evidenziare la condizione femminile e il senso dell'onore dei primi anni del '900 in una regione d'Italia che ha avuto bisogno di più tempo rispetto ad altre regioni italiane per crescere e liberarsi di credenze e di pregiudizi.