È il 1943 quando Luciano Foglietta, allora giovane soldato oggi ricordato tra i grandi del giornalismo italiano, divenne forzato ospite di uno dei più grandi campi per l'internamento dei prigionieri di guerra: Stalag IV B. La sua "colpa": aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò. Foglietta rinunciò alla sua libertà esteriore per mantenere quella interiore di non fare ciò che, secondo lui, non era giusto. Il prezzo da pagare fu altissimo: lui, come altri seicentomila militari italiani, andò incontro alla morte per fame e stenti, patì dolore, paura, fatica, umiliazioni e violenze di ogni tipo. Furono due gli anni di prigionia ma riuscì a salvarsi, ben consapevole che tutto ciò che aveva visto e vissuto lo avrebbe segnato fino alla fine dei suoi giorni: e così è stato. La narrazione è in terza persona, come fossero fatti vissuti da altri: è troppo doloroso parlarne, anche se il libro è rimasto in un cassetto per ben sedici anni prima di essere pubblicato solo localmente nel 1961 rimanendo quindi inedito per il grande pubblico. Oggi torna in libreria in una nuova edizione, arricchita dalle prose poetiche che l'autore scrisse nel suo ultimo anno di vita: segno tangibile di una ferita mai rimarginata. Stalag IV B ricostruisce un importante tassello della nostra storia, perché la memoria resti viva nella mente e nel cuore delle generazioni che verranno.