DAL LIBRO: Se l'apparizione del cristianesimo costituisce il fatto piú insigne nella storia spirituale del genere umano, il quarto secolo può designarsi, senza esagerazione, come il piú rimarchevole nella storia della vita pubblica dei popoli europei. Il cristianesimo cessa in questo secolo di rappresentare un movimento clandestino che insidia con la sua ostilità sorda e con il suo assenteismo pacifista la vita dell'organizzazione statale romana. Per opera di un sovrano audacemente riformatore, il cristianesimo è chiamato dapprima al riconoscimento ufficiale e poi alla funzione di religione di Stato. Il trapasso di queste posizioni doveva logicamente sortire conseguenze vaste e sostanziali cosí nella compagine della civiltà romana come nella struttura teorica e disciplinare della società religiosa nata dalla predicazione del Vangelo.
Nella storia della nostra civiltà mediterranea l'evo antico si diversifica dal nuovo, dal punto di vista etico-sociale, principalmente per questo. Nell'evo antico valori politici e valori religiosi sono strettamente associati gli uni agli altri, perché la religione rappresenta, né piú né meno, che un dovere civico come gli altri. Ottemperando alla pratica liturgica ufficiale l'individuo contribuisce a garantire l'assistenza favorevole delle forze superiori al gruppo familiare e sociale cui appartiene.