Il decimo volume del manuale Storia della letteratura italiana di Giulio Ferroni tratta il periodo che va dalla ricostruzione al miracolo economico: anni che nel nostro paese comportano una profonda trasformazione del tessuto sociale e antropologico.
In letteratura, il periodo è caratterizzato dall¿emergere di forme neorealistiche che affondano le radici nell¿incontro, avvenuto negli Anni Trenta, con la letteratura americana. Ma il neorealismo costituisce un panorama di fondo, su cui si stagliano protagonisti e interpretazioni diverse. Ci sono narratori (Levi e Rigoni Stern) per cui essere neorealisti significa raccontare la guerra e la resistenza. Ci sono autori (Vittorini, Pavese, Fenoglio), che a questa corrente appartengono ma che, insieme, con altrettanta sicurezza la superano. Ci sono poi scrittori che attingono al neorealismo per dar vita al ¿realismo critico¿, come Moravia, Brancati, Piovene, Soldati, Flaiano e Bassani, fino ai siciliani Tomasi di Lampedusa e Sciascia. E la poesia è quella di Penna, Luzi, Sereni e Caproni, tutti in qualche modo interpreti di una sorta di continuità con la tradizione lirica del Novecento.
Dalla crisi del neorealismo sorge poi uno sperimentalismo che illumina gli aspetti contraddittori della realtà contemporanea e che culmina nella testimonianza di Pasolini. Profondamente critica verso la recente tradizione, la Neoavanguardia cerca una nuova letteratura all¿altezza della modernità e del mondo industriale.
Negli stessi anni si afferma una letteratura al femminile, da Fausta Cialente a Natalia Ginzburg, un mondo di affetti familiari, di memorie autobiografiche e di immaginazione esotica, sul quale svettano i colori accesi ed esuberanti della Morante. Spetta a Calvino infine, l¿ultimo contributo al panorama letterario del dopoguerra. Estrema elaborazione del neorealismo, la sua intensa esperienza culturale approda all¿espressione della perdita di ogni centro e di ogni sicurezza.