Non è un saggio, non è un poema. Non è autobiografia né fantasticheria. Non è un tentativo di filosofia né di gastronomia e tantomeno di morfologia o estetica del paesaggio. Non è nemmeno una raccolta di fotografie o di aforismi, di fotomontaggi, di giochi di parole o di gattologia comparata. Allora cos'è? È un nodo ibrido, generato da un sottile filo conduttore: il sapore della creatività. Un'euristica onirica e ironica, grottesca e polipesca, dunque, con la vita di montagna sullo sfondo. In altri termini, un libro che non smette mai di cessare di essere un libro e che, proprio per questo, giunge tranquillamente alla parola: Fine.