Il corpo e la sua sofferenza sono sempre stati poco o nulla considerati dalla letteratura. Eppure, la nostra condizione fisica è centrale nell'esperienza che facciamo di noi stessi e della realtà. In quello stato alterato che è la malattia, le percezioni si acuiscono, si riduce la consapevolezza di sé e, mentre ci perdiamo nella contemplazione del cielo o nell'osservazione attenta di una rosa, il mondo ci appare diverso e acquisisce nuovi significati. Scritto nel 1925, nell'intervallo tra i suoi due capolavori - La signora Dalloway e Gita al faro -, Sulla malattia è espressione di uno dei periodi più fecondi della carriera di Virginia Woolf. Nella sua prosa densa, altamente espressiva e ricca di immagini, la scrittrice inglese ci racconta della propria esperienza di malata e della creatività che scaturisce dalla malattia, analizzando al contempo i tabù culturali a essa associati.
Adeline Virginia Woolf è nata a Londra il 25 gennaio 1882 da due genitori che sono l'uno l'opposto dell'altro: il padre Sir Leslie Stephen è un autore mentre la madre Julia Prinsep-Stephen una bellissima modella. A differenza dei fratelli maschi che hanno l'opportunità di frequentare la scuola e in seguito l'Università di Cambridge, per la giovane Virginia spetta solo – come alla sorella – l'istruzione in casa. Nonostante questo, a soli venti anni Virginia Stephen diventa una scrittrice molto apprezzata e stimata,