La tecnica moderna sembra porsi al servizio del capitalismo per soddisfare sempre meglio i desideri degli esseri umani all'interno del libero mercato. Eppure, rispetto a questo indefinito accrescimento della potenza della tecnica, che ne è della giustizia e del rispetto della dignità umana? Emanuele Severino ci avverte che il capitalismo - con tutte le forze della tradizione, le fedi e le ideologie ad esso opposte - si trova piuttosto a essere sempre più asservito alla tecnica e alla volontà di potenza, che nella tecnica trova la sua espressione suprema. Su questa base, il volume porta in luce le contraddizioni che investono tanto l'agire tecnico quanto l'idea di giustizia che la globalizzazione della tecnica vorrebbe realizzare su scala planetaria: quando infatti ogni cosa viene rimessa ai processi di produzione e distruzione tecno-scientifici, anche la giustizia diventa il prodotto di una manipolazione cui è impossibile guardare senza angoscia. Ripercorrendo i tratti essenziali dell'argomentazione di Severino, nel suo serrato confronto con Heidegger e Gentile, queste pagine offrono una limpida introduzione al pensiero del filosofo e, al tempo stesso, non si sottraggono al tentativo di delineare le ragioni di una risposta critica.