La tecnosfera è un'entità sfuggente, magmatica, imprevedibile. Se fosse vero che l'essere umano ha il controllo progettuale sull'evoluzione della tecnica, la fantascienza dovrebbe essere una finestra sul futuro e l'innovazione portare a compimento il suo dettato visionario o, al limite, essere temporaneamente fermata dal gap realizzativo. Non è così. La tecnologia informatica ci ha trovato del tutto impreparati rispetto agli sviluppi che ha reso possibili: negli anni '50, uno fra i tanti jingle pubblicitari recitava che nel Duemila ci saremmo spostati su razzi intergalattici e avremmo realizzato qualunque cosa tramite piccole pastiglie, ma certo nessuno prevedeva lo sviluppo personale della computing performance o le ellissi biotecnologiche. La tecnosfera si nutre di epifanie improvvise, di colpi di scena che provocano balzi quantici sull'immaginario e, per il loro emergere massivo, ricordano gli equilibri punteggiati di Stephen J. Gould. Il filosofo Roberto Marchesini riflette su questa dimensione che riguarda la vita di ciascuno di noi.