Come ha più volte affermato lo stesso Ritsos: "La poesia, nella misura in cui è poesia, ci dice sempre molte più cose, e in modo molto migliore, di quanto noi possiamo dire di essa". Le due serie delle Testimonianze, scritte dal 1957 al 1965, sono composte da poesie brevi, spesso ellittiche, epigrammatiche, o in forma di parabola. Hanno al centro la problematica metafisica dell'uomo, la sua missione sociale e i problemi dell'arte poetica. Il poeta rivendica il diritto "che gli venga chiesta scusa a priori, in nome della coscienza delle cose indefinite, complesse, indecifrabili e irresponsabili della vita", e confessa la sua soddisfazione per aver scoperto "la profondità" grazie all'esercizio della sua arte. Il tono di queste Testimonianze è impersonale, quasi indifferente, niente affatto sentimentale o retorico, umile e discreto, anche quando tratta di eventi tragici o drammatici, che affronta sempre con la moderazione che gli hanno insegnato le difficili esperienze della sua vita.