Un diplomatico inglese di stanza a Washington è inseguito da un'accusa infamante. Dopo essersi introdotto nella camera da letto della figlia di un notabile locale, l'avrebbe aggredita lacerandole i vestiti per poi rubarle un gioiello e darsi alla fuga. Rifugiatosi alla sua ambasciata, si sarebbe avvalso dell'immunità per poter rientrare in patria. La riprovevole storia, alquanto incresciosa per i rapporti fra i due paesi qualora se ne dimostrasse la fondatezza, viene portata all'attenzione dell'avvocato Daniel Pitt. Uno stratagemma per chiamare l'uomo a rispondere del presunto crimine davanti alla legge, aggirando l'ostacolo dell'immunità, sarebbe imputarlo di un qualche altro crimine, commesso però sul suolo nazionale; intendendosi con ciò l'intera giurisdizione della Corona, compresa dunque la stessa ambasciata a Washington. In effetti è proprio quello che accade, sulla base di un episodio di malversazione provvidenzialmente venuto alla luce in America. Manca solo che un omicidio contribuisca ad aggravare ulteriormente la posizione del diplomatico, ed ecco che i conti per Pitt non tornano più. Forse, sotto i suoi occhi, sta prendendo forma una diabolica montatura.