In una scuola media dell'Oklahoma, un ragazzino di nome Khosrou, in piedi di fronte alla classe, sta cercando di raccontare una storia. La sua storia. Ma nessuno crede a una parola di quello che dice. Per i compagni lui è soltanto un tipo bizzarro che racconta un sacco di assurdità. Lo prendono in giro per il colore dei suoi capelli, i vestiti di seconda mano e il cestino del pranzo dall'odore strano... Eppure le storie di Khosrou (che ora tutti chiamano Daniel), attraversano gli anni, a volte addirittura i secoli, e sono bellissime ma anche terribili. Raccontano di Isfahan, la città dai ponti coperti, della sua vecchia casa con una voliera di vetro tra le stanze, della notte in cui è dovuto fuggire dall'Iran con sua madre mentre la polizia li inseguiva, fino ad arrivare in Italia. Ma raccontano anche lo splendore di un tappeto di rubini e perle nell'antica Persia, la bellezza del fiume Aras e dei campi di zafferano che sembrano sanguinare nella luce del tramonto. Come Shahraz¿d in un'aula scolastica ostile, Khosrou tesse una storia per salvare la propria memoria, per rivendicare la verità. Ed è una storia vera. La storia di Daniel. "Tutte le storie tristi sono false" è un libro che parla del potere delle storie, delle parole che costruiscono mondi, dei racconti capaci di legare le anime e di portarle a condividere la vita.
Tutti noi siamo stati dei bambini e Daniel Nayeri se lo ricorda assai bene e torna bambino per noi lettori, raccontando davanti alla classe in Oklahoma la storia della sua vita attraverso episodi che ha vissuto quando viveva in Iran. Quella nazione sotto le macerie è stata per lui una casa per poco tempo, poiché è dovuto fuggire attraversando mezzo mondo per arrivare definitivamente nel paese dei sogni che è l'America.
Questo è un romanzo poetico e commovente fatto di un insieme di racconti che saranno capaci di emozionare il lettore, abbassando in lui i pregiudizi e aprir la mente. È un libro pieno di dolore, realtà e speranza visti attraverso la voce narrante di un ragazzino dodicenne che si sente ancora oggi diverso.
Viviamo in una società che attualmente è un continuo confronto e sta nella difficoltà di accettarsi per ciò che siamo o a volte da dove proveniamo, che spesso provocano vergogna che diventa più importante rispetto alle nostre radici.
Daniel si sente come tantissimi ragazzini quando arrivano in un nuovo paese, rinnegando se stessi e la propria identità (infatti il nome del protagonista vero è Khosrou).
Così quando la maestra lo mette di fronte alla classe, Daniel finalmente dà voce - unendo la fantasia alla realtà - a quei ricordi che mostrano lui per com'è realmente. Per un ragazzino ci vuole un grande coraggio nel cercare di aprirsi e di affermare la propria identità, poiché può significare sentirsi diversi. Quando si è adolescenti, soprattutto, si cerca sempre di apparire e di non essere, somigliando a qualcuno per essere accettati.
Quando sono arrivata qui in Italia, io alla sua età mi sentivo proprio come lui. Mi sono vergognata da dove provenivo, cercando di reprimere le mie radici e una lingua diversa che si sentiva attraverso il mio accento. Con gli anni, però, ho capito che provenire da un altro paese è una qualità da ACCOGLIERE. Essa definisce ciò che sono oggi e sento il bisogno di raccontare la mia vita e da dove provengo per essere da esempio e conforto per le altre persone che si sentono diversi o non accettati.
Così Daniel fugge dall'iran insieme a sua mamma e sua sorella piccola. I suoi occhi innocenti parlano e raccontano ciò che hanno visto, ovvero la guerra di un paese distrutto, nonostante fosse la sua casa. Attraverso un viaggio tra il passato e il presente, Daniel si apre al mondo e ai lettori, ma soprattutto per se stesso e per non dimenticare mai le sue radici. Racconti dolorosi e veri che toccano nel cuore ed emozionano il lettore senza mai essere banali, rimanendo impressi anche a distanza di tempo.
TANIA LE FUSA TRA I LIBRI - 30/12/2021 23:19