Dove la laguna di Venezia si perde tra velme e barene appaiono le Ultime Isole, abitate da un'umanità anfibia, che vuole resistere all'omologazione dello sviluppo urbano, ma finisce per non poter sfuggire alla storia. È qui che Paolo Barbaro, giovane ingegnere, si confronta con una precarietà che pervade la materia e le relazioni umane. In un caleidoscopio di partenze e ritorni che si snodano nell'arco di tre racconti, Barbaro scava nelle viscere della Venezia del dopoguerra, affollata e caotica, narrando con uno stile unico un mondo sull'orlo della scomparsa. Un affresco che ci proietta inaspettatamente nella Venezia del futuro, che solo a partire dall'inscindibile legame tra l'acqua e le sue genti potrà fondare il proprio avvenire. Con questo testo, vincitore nel 1992 del Premio Comisso, riproponiamo così un autore di grande sensibilità letteraria, profondo conoscitore di Venezia, ingiustamente dimenticato dal mondo editoriale. Accompagna il testo una prefazione di Tiziano Scarpa.