Il tentativo di Ismaele di estirpare il male soggettivo, che lo relega a vivere in disparte e ad accettare una infelicità mai ammessa e compresa, è una fatica di Sisifo che si riduce a una rincorsa insistita e affannosa che non placa le sue domande né tantomeno gli offre risposte. Nella sua ricerca incrocia personaggi che -per aiutarlo a trovare quello che cerca- si contraddicono, mentono, promettono, minacciano. Il "concertato", quasi una composizione musicale polifonica alla quale sono chiamati tutti i protagonisti, è la summa che l'Autore propone e assegna lo scioglimento di questi incroci. Il finale si presenta non risolutivo, la morte è solo l'evento più triste di un commiato che via via disperde tutti i personaggi, rimandando all'ineluttabile e fulmineo svanire di ogni illusione. Sono tasselli di una metafora di una meta appena intravista, di un approdo creduto solido che presto, troppo presto, frana e travolge. Quale può essere il ruolo del lettore? Il libro parla di un'esperienza comune perché ognuno ha una "assenza infinita" da colmare. Qualunque sia l'interpretazione è nascosta tra le righe.