Pubblicato per la prima volta nel 1952 e vincitore del National Book Award l'anno successivo, Uomo invisibile è uno dei romanzi che hanno cambiato la letteratura statunitense. Il protagonista di questa storia ambientata nell'America bianca degli anni Quaranta non ha nome né cognome, nessuno si accorge di lui, la sua esistenza viene negata, quello che conta è solo il colore della sua pelle e la sua appartenenza a una "razza". Ellison racconta il passaggio dall'idealismo alla rabbia, il disincanto di un giovane umiliato sia nel Sud razzista che ad Harlem, e insieme il turbamento che deriva dalla violenza, dall'impossibilità di affermarsi, dall'essere demonizzato dai razzisti e idolatrato come un trofeo dai comunisti che in quegli anni iniziano ad alzare la voce. Con uno stile letterario, altamente simbolico, tra Melville e Dostoevskij, Uomo invisibile qui proposto in una nuova traduzione a cura di Francesco Pacifico è la prima testimonianza del dramma irrisolto degli afroamericani, è la fotografia delle scintille che hanno incendiato l'America di Donald Trump. Uno dei romanzi più audaci e abbaglianti del Novecento.