Generoso prototipo d'aristocrazia popolana, fervido credente nelle idee maestre del secolo in cui era nato, stupendo «anarchico celeste» rispettoso delle tradizioni in cui sua madre credeva, «Beppìn da Cà» (Giuseppe Cava) ci offre in queste pagine un esempio del suo tenace, incrollabile attaccamento alle pietre e alle memorie della sua città, ai caruggi e al popolino, alle leggende marinare, alle manifestazioni religiose, ai ricordi di un'infanzia povera e felice.