«Un cristiano, membro cioè di un mondo religioso che si appella al soprannaturale, vive da laico quando si muove nell'ambiente naturale; non rinuncia all'aspetto soprannaturale né lo ridimensiona, ma lo vede con gli occhi di chi prescinde dal soprannaturale, per poter interloquire con ogni essere umano, di qualsiasi religione e cultura, e far accogliere con attenzione e rispetto anche le sue proposte, che possono derivare da visuali di carattere soprannaturale ma vengono presentate appunto nella loro dimensione laica» (dal capitolo 4). Al di là del significato corrente del vocabolo, che è abitualmente quello di "ostile alla religione", e anche del significato etimologico - dal greco laos, popolo di Dio - per mons. Bettazzi il termine "laico" acquisisce il senso pieno di "umano". Proprio come Gesù, che essendo "vero Dio" ha voluto essere anche "vero uomo", quale vescovo, col massimo impegno di evangelizzazione cristiana, egli sente di dover essere insieme "laico", ovvero "pienamente umano".