Il saggio usa una chiave di lettura assai poco adoperata dalla critica leopardiana: la comprensione dell'Uomo Leopardi e dei suoi scritti attraverso la mediazione di alcuni testi biblici al fine di illuminare particolari aspetti, finora forse poco considerati. L'autrice, riallacciandosi ai suoi studi precedenti relativi al rapporto di Leopardi con i Libri di Giobbe e di Qohélet, analizza una tematica biblica che sembra emergere e aver influenzato sia la biografia, sia l'opera di Leopardi: la dottrina della retribuzione. Questa idea sostiene una visione punitiva di Dio secondo la quale se ai buoni viene riservato un premio, su coloro che disobbediscono alla Legge sarà riversato implacabilmente ogni sorta di castigo. L'interpretazione teologica del tempo considerava, infatti, il dolore e le malattie come conseguenze di una colpa. Il contributo non ha però lo scopo di ripercorrere la storia delle malattie di Giacomo Leopardi, Il percorso si sofferma invece solo su quella che determinò in Leopardi conseguenze morali pesantissime per la sua condizione di visibilità: la sua deformazione ossea.
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