«Oggi il campo di battaglia di Waterloo ha la calma propria della terra, impassibile supporto dell'uomo, uguale in tutte le pianure. Tuttavia, di notte, si sprigiona da esso una specie di nebbia piena di visioni e, se qualche viaggiatore vi transita e guarda e ascolta, se sogna come Virgilio davanti alle funeste pianure di Filippi, lo coglie l'allucinazione della catastrofe. Rivive lo spaventoso 18 giugno; la falsa collina monumento si cancella, quel leone si dissipa e il campo di battaglia riprende la sua realtà; ondeggiano nella pianura le schiere di fanteria, furiose galoppate attraversano l'orizzonte; il sognatore sgomento vede il lampo delle sciabole, lo scintillio delle baionette, il fiammeggiar delle bombe, il mostruoso incrociarsi dei tuoni; sente, simile a un rantolo in fondo a una tomba, il vago clamore della battaglia fantasma. Quelle ombre sono i granatieri; quei baleni sono i corazzieri; questo scheletro è Napoleone; quello, è Wellington. Tutto ciò non è più, eppure s'urta e combatte ancora; e i precipizî s'imporporano, fremono gli alberi, il furore sale fino alle nubi e, nelle tenebre, tutte quelle selvagge alture [] appaiono confusamente coronate da turbini di spettri che si sterminano».