"Scrivere di cocaina è come farne uso. Vuoi sempre più notizie, più informazioni, e quelle che trovi sono succulente, non ne puoi più fare a meno. Sei addicted. Anche quando sono riconducibili a uno schema generale che hai già capito, queste storie affascinano per i loro particolari. E ti si ficcano in testa, finché un'altra - incredibile, ma vera - prende il posto della precedente. Davanti vedi l'asticella dell'assuefazione che non fa che alzarsi e preghi di non andare mai in crisi di astinenza. Per questo continuo a raccoglierne fino alla nausea, più di quanto sarebbe necessario, senza riuscire a fermarmi. Sono fiammate che divampano accecanti. Assordanti pugni nello stomaco. Ma perché questo rumore lo sento solo io? Più scendo nei gironi imbiancati dalla coca, e più mi accorgo che la gente non sa. C'è un fiume che scorre sotto le grandi città, un fiume che nasce in Sudamerica, passa dall'Africa e si dirama ovunque. Uomini e donne passeggiano per via del Corso e per i boulevard parigini, si ritrovano a Times Square e camminano a testa bassa lungo i viali londinesi. Non sentono niente? Come fanno a sopportare tutto questo rumore?" (Roberto Saviano)
La nostra recensione
C’è un’immagine, una metafora che ricorre spesso nel libro di Roberto Saviano: è l’abisso, cioè quel baratro senza fondo che si apre sul mondo efficiente e produttivo e che si alimenta di violenza, connivenze, corruzione, omertà. È l’abisso del narcotraffico. Descriverlo, raccontarlo, denunciarlo spesso non è sufficiente, è necessario invece “affondare le mani nella ferocia, rovistare dove fa più male e poi vedere cosa rimane appiccicato alle dita”. E Saviano non si risparmia. Né risparmia il lettore, perché in fondo è sempre al lettore che lui parla; uno dei suoi pregi - al di là delle molte polemiche che la sua vicenda personale e pubblica si porta dietro - è quello di avere sempre un rispetto coraggioso e genuino nei confronti di chi legge e che si sente coinvolto e trascinato dalle sue parole. E qui Saviano racconta davvero molto, racconta un mondo intero: Messico, Colombia, Italia, Stati Uniti, Russia, Spagna, Africa, il narcotraffico è una rete fitta e capilllare e Saviano sa aggirarsi con un impatto fortissimo tra quei mille nodi e gangli che producono montagne di soldi e distruggono decine di migliaia di vite umane. Ne escono ritratti di boss e carnefici, le rotte del traffico, storie di umanissima disperazione e follia, la lucida precisione dei meccanismi di riciclaggio, volti, voci, torture, massacri e soldi, tantissimi soldi, il denaro prodotto dalla cocaina, “la regina drammatica delle merci”. Non ultimo il suo stile: la fluente attrazione che esercitano le sue parole - sulla carta ancora di più che in televisione - non può lasciare indifferenti; penso che non lasci indifferente nemmeno chi lo accusa di essere diventato la parodia di sé stesso. Restare sul bordo dell’abisso e limitarsi a osservarne il fondo cieco non fa che aumentarne la profondità; invece, calarsi per raccontare questa specie di “favola delirante” che è il traffico di cocaina è il solo modo perché qualcosa cominci a cambiare, così come leggere e conoscere è già un modo per cominciare a essere liberi. Antonio Strepparola