Questo scritto porta il titolo di semplice Saggio nel senso più rigoroso della parola, perchè nessuno sa meglio dell'autore, ch'egli s'è posto ad una impresa di vasta mole con mezzi e forze di gran lunga sproporzionate. Ma, quand'anche egli potesse sino ad un certo grado dichiararsi soddisfatto del proprio lavoro, non oserebbe tuttavia lusingarsi di aver con ciò meritato la lode degl'intelligenti e dei maestri. Già forse di per sè i contorni ideali del quadro di una data civiltà presentano una importanza diversa ad ogni osservatore; e quando poi trattisi di una civiltà che, come madre immediata, continua ad influire sulla nostra, quasi impossibile riesce di evitare che ad ogni tratto non si ridesti il sentimento e il giudizio subbiettivo tanto di chi scrive, che di chi legge. Nell'ampio mare, nel quale ci avventuriamo, le vie e le direzioni possibili sono molte; e gli stessi studi intrapresi per questo lavoro assai facilmente potrebbero in mano ad altri non solo ricevere uno sviluppo ed una trattazione diversa, ma porgere occasione altresì a conclusioni del tutto contrarie. E per vero il soggetto ha in sè tanta importanza da far desiderare di vederlo studiato sotto tutti gli aspetti e da punti di vista i più disparati. In mezzo a ciò noi saremo contenti, se la nostra parola non cadrà affatto inascoltata e se questo libro sarà giudicato nel suo insieme come un tutto organico, che può stare da sè. La più grave difficoltà in una storia della cultura sta appunto nel dover rompere la continuità del processo storico, scomponendolo in parti che spesso sembrano arbitrarie, per pur giungere a darne comecchessia un'immagine. Alla maggior lacuna del libro pensavamo altra volta di poter supplire con un'altra opera, che avrebbe dovuto intitolarsi: l'Arte nel secolo del Rinascimento; ma questo proposito non ha potuto effettuarsi che in parte. La lotta fra i Papi e gli Hohenstauffen finì col lasciare l'Italia in uno stato politico essenzialmente diverso da quello degli altri paesi occidentali. Mentre in Francia, in Ispagna, in Inghilterra il sistema feudale era ordinato per modo che, dopo percorso lo stadio della sua vita, dovette cadere nelle braccia della monarchia unitaria; mentre in Germania contribuì a mantenere, almeno esteriormente, l'unità dell'Impero, in Italia invece s'era quasi interamente sottratto ad ogni specie di dipendenza. Gl'imperatori del secolo XIV, anche nei casi più favorevoli, non vi furono più accolti come supremi signori feudali, ma solamente come capi e sostegni possibili di potenze già costituite; e dal canto suo il Papato, ricco di aderenti e di appoggi, era forte abbastanza da impedire ogni futura unificazione del paese, ma non già da poter fondarne una esso stesso. Fra l'uno e l'altro di questi rivali eravi una moltitudine di aggregazioni politiche repubbliche e principati talune già preesistenti, altre surte da poco, la cui esistenza non era fondata che puramente sul fatto. In esse lo spirito della moderna politica europea scorgesi per la prima volta abbandonarsi liberamente a' suoi propri istinti, trascorrendo assai di frequente agli eccessi del più sfrenato egoismo, conculcando ogni diritto e soffocando il germe di ogni più sana cultura; ma dove queste tendenze furono arrestate od almeno comecchessia controbilanciate, quivi si ha subito qualche cosa di nuovo e di vivo nella storia, si ha lo Stato nato dal calcolo e dalla riflessione, lo Stato come opera d'arte. Questa nuova vita si manifesta tanto nelle repubbliche che nei principati in mille modi diversi, e ne determina non solo la forma interna, ma altresì la politica estera. Noi ne prenderemo in esame il tipo più completo ed esplicito negli Stati retti a forma principesca.