«E così vorresti fare lo scrittore?» La voce dell'autore inaugura il registro rude ed eccessivo, ironico e provocatorio per cui tanti lettori lo amano. Se l'impulso a scrivere non esplode all'interno di te, se non ti viene da mente, cuore, bocca, viscere, se non è come un sole che ti brucia dentro, meglio lasciar perdere. Per queste pagine corrono paesaggi urbani desolati, invettive crudeli ed esilaranti (vedi quella contro Fred Astaire), massime perentorie e sublimi su come può passare il tempo chi non ama il baseball. Per poi comparire all'improvviso metafore visionarie: una balena bianca di settant'anni in una jacuzzi, la vecchia macchina da scrivere elettrica che, abbandonata per l'arrivo del computer, risuscita come un Lazzaro meccanico al primo guasto di quello...