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I termini "Persia" e "persiano" sono associati, nella memoria dell'Occidente, ai fasti di un impero secolare capace di imprimere segni indelebili nella storia, nell'arte, nella letteratura. Oggi quel territorio si chiama Iran, e proprio la cucina è uno dei tratti di continuità fra l'era gloriosa narrata da Erodoto e quella attuale. Nelle preparazioni iraniane di tutti i giorni possiamo gustare secoli di storia, l'elaborazione e il depositarsi di tecniche remote, l'uso di ingredienti autoctoni e da qui diffusisi nel mondo, ma anche il confronto e l'assimilazione di quanto giungeva da fuori. Sapori complessi, perfettamente equilibrati e mai troppo speziati, predilezione per l'agrodolce e l'asprigno, per le combinazioni di carne e frutta, legumi e verdure, abilmente associati a erbe e aromi; tecniche di cottura rispettose della personalità degli ingredienti e capaci di esaltarne le caratteristiche... Leggendo questo libro, scritto da una studiosa di letteratura e poesia che è diventata anche cultrice di questa cucina, ci addentriamo in un universo da sperimentare preparando di tutto, dai famosi kabab alle zuppe e ai sottaceti, dalle frittate agli stufati di carne e verdure, fino ai dolci e alle conserve. Un universo ristoratore di lente cotture e di lentissimi piaceri del palato e della conversazione, dove l'ospitalità e la condivisione prendono la forma del soffreh, la tovaglia stesa a terra che qui è sinonimo di tavola imbandita.