La 'forma' di questo saggio di amplissimo respiro cronologico e geografico è determinata dalla convinzione che il 'Grande Racconto' tradizionale del periodo compreso tra la nascita del cristianesimo nell'impero romano e la conversione del mondo scandinavo, otto secoli più tardi, debba essere ampiamente rivisto. E prima di tutto, per Peter Brown, è necessario mettere l'Europa occidentale sullo sfondo di un mondo più vasto e partire dal fatto che il cristianesimo 'europeo' rappresenta semplicemente la variante più occidentale di un mondo cristiano amplissimo, il cui baricentro era situato originariamente nel Mediterraneo orientale e nelle grandi capitali dell'impero d'Oriente: sono Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, e non Roma, a trovarsi allo snodo di un cristianesimo di portata mondiale. Con la nascita poi dell'islam e la sua conquista del Medio Oriente e del Nordafrica e per mezzo millennio anche della Spagna meridionale una barriera si interpose fra il mondo cristiano occidentale e un mondo cristiano più antico, che aveva compreso tanta parte dell'Oriente. Con la conversione delle popolazioni celtiche e germaniche il cristianesimo occidentale fu arricchito di apporti e sottolineature nuove come la particolare insistenza sui temi del peccato, della morte e del destino dell'anima nell'aldilà che gli daranno il volto che è a noi più familiare. Nella formazione dell'Europa occidentale il cristianesimo fu dunque decisivo nel creare un patrimonio comune di fede e di simboli culturali, conservando tuttavia ben vive, e anzi alimentandole, le identità locali.