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Lungo oltre mezzo secolo, è viva e continua la curiosità di Muratori per tutti quei fenomeni che le scienze stanno sottoponendo ad osservazione ed esperimento: molti i rami del sapere da lui frequentati, in sintonia con l'enciclopedismo dell'epoca e al di là di una specifica vocazione alla storiografia. Chiuso entro i piccoli confini del ducato estense, Muratori aderisce sin da giovane ad una 'modernità' di cui sono modello le grandi accademie europee e i circuiti di scambio fra i dotti. Se ai tentativi allora compiuti per riformare la medicina egli dedica particolare attenzione, della filosofia egli apprezza soprattutto le manifestazioni tese all'utile, orientate verso la difficile arte di educare e regolare il comportamento umano. Ultresettantenne, nel 1744 Muratori decide di mettere per iscritto quanto nel corso di una vista ha visto, letto e pensato in tema di fantasia: libro singolare, non facilmente definibile. Qualche incauto lettore lo promuoverà al rango di opera precorritrice dei metodi della moderna psicologia, o vi scorgerà addirittura un'anticipazione della dottrina freudiana. Ben ventidue edizioni se ne faranno prima del 1831, poi stranamente più nessuna. Luogo e potenza materiale è per Muratori la fantasia, preposta al 'commercio' dell'anima con il corpo, ma altresì emporio capace di immagazzinare tutto quanto serva all'agire della mente. Avendo essa sede nel cervello, più che le opinioni dei filosofi conviene interrogare l'esperienza dei medici: l'originalità del saggio sta proprio nel sottoporre al vaglio naturalistico forme e funzioni di una facoltà che è indispensabile supporto materiale dell'anima. Nel bene come nel male, l'officina della fantasia lavora e produce senza sosta: vita cosciente e sogni, ma anche estasi e visioni, e patologie varie, dal sonnambulismo al delirio e alla follia.