"L'opera di Luca Artioli è un pellegrinaggio poetico attraverso la vita di un uomo. Quest'uomo è Primo Levi. Il selciato di una simile strada è fatto di vetri rotti e va percorso a piedi nudi. Impossibile non ferirsi. Chi tenta di raccogliere tutti i vetri per ricomporli è un filosofo. Chi vi cammina a lato e li osserva è uno storico. Mentre chi vi passa sopra, consapevole di non potersi ferire mai abbastanza per arrivare fino in fondo al dolore, questi è un poeta. Coloro che nella propria incommensurabile sofferenza hanno detto «io là (ad Auschwitz) c'ero», hanno anche ammesso di non riuscire a comprendere. Perché, dunque, dovrebbe riuscirvi chi là non è mai stato? Né filosofo, né storico, né poeta possono spiegare l'inspiegabile. Ma qui non si tratta solo di comprendere, piuttosto di non dimenticare. Così il filosofo, lo storico e il poeta non possono tacere. Luca Artioli è tra coloro che non vogliono dimenticare i ricordi di chi là c'era. Ma di fronte a ciò che per la sua disumanità sfugge alla comprensione umana, vi sarà sempre qualcosa che non si può o non si sa dire. 'Il lato oscuro del centauro' è proprio ciò che Primo Levi non ha scritto. Né mai alcuna mano scriverà." (dalla premessa di Serse Cardellini)