Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo. Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l'incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l'Iran, la Turchia e la Grecia. Un'odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l'ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.Questa è la sua storia.
Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari
Alessandro - 04/02/2018 20:52
4/
5
Una storia vera e straordinaria. L'epico viaggio di un bambino attraverso tutto il Medio Oriente, dall'Afghanistan fino all'Italia. È una lettura intrigante e semplice, alla portata anche dei lettori meno esperti ma capace di affascinare tutti. Avventurosa, drammatica, a volte divertente e soprattutto vera. La vita di questo giovane ha dell'incredibile. Pensare ai nostri bambini, ai giovani dell'Occidente, nelle sue stesse situazioni è qualcosa d'inconcepibile. Perfino per molti dei nostri adulti sarebbe difficile se non impossibile farcela. È un libro che fa riflettere, che ci permette di allargare la nostra visione del mondo. Anche se c'è una certa differenza tra capire meglio una realtà tanto differente dalla nostra senza giudicarla dal nostro esclusivo punto di vista e sfruttare una storia tragica come questa per fare propaganda.
Alessandro - 04/02/2018 20:52