Nel settembre del 1939 quando la Germania nazista, in accordo con i sovietici, invase la Polonia, gli ebrei rappresentavano il dieci per cento della popolazione del paese. Nella capitale, Varsavia, vivevano in 360.000, pari al 30 per cento degli abitanti. Nel giro di pochi anni furono in larga parte sterminati. All'inizio del 1943, quando nel ghetto sopravvivevano appena 50.000 persone, un gruppo di giovani, privo di armi, nella solitudine estrema, si ribellò contro gli occupanti nazisti. Di quella vicenda, in seguito assurta a simbolo, Simha Rotem è uno degli ultimi testimoni. Uomo schivo che non ha mai cercato per sé visibilità alcuna, Simha Rotem fornisce dall'interno una testimonianza di eccezionale valore e getta luce su una delle pagine più tragiche della storia del Novecento: lo sterminio e la prima rivolta di civili nell'Europa occupata dai nazisti; la distruzione della vita sociale e la perdita di ogni diritto umano; l'isolamento dal mondo, la mancanza di armi per la difesa, la rivolta per una morte diversa, la fuga attraverso le fogne quando ormai tutto sembrava perduto; il disperato impegno per salvare gli ultimi ebrei ancora nascosti nella città e la partecipazione alla sollevazione di Varsavia nel 1944; i pogrom del dopoguerra contro i pochi sopravvissuti, e l'emigrazione verso il nascente stato di Israele per ricostruire l'esistenza ebraica.