Scritte tra il 1885 e il 1907 e in gran parte inedite in Italia, le novelle qui raccolte ci riportano alla fase aurorale di un itinerario artistico. Ci sono già tutti i temi che Schnitzler elaborerà in forma più ampia nelle opere successive: l'intreccio di amore e morte, la casualità dei destini, il gioco, il duello, i tradimenti, le infedeltà coniugali, la gelosia, il gusto del travestimento, l'incessante oscillare fra realtà e finzione, la ricerca di emozioni e sentimenti perduti. Trascorrendo da un registro all'altro, Schnitzler alterna la malinconia del ricordo allo scandaglio dell'animo, l'analisi dell'angustia borghese al capriccio dei 'divertissement', e ci consegna una galleria di personaggi che non sanno ancora di essere terribilmente schnitzleriani: mariti traditi, mogli fedifreghe, artisti persi dietro le loro creazioni, cocotte d'alto bordo, aristocratici viveur, studenti squattrinati. Sullo sfondo - ma è solo uno sfondo così persuasivo da impreganre di sé ogni storia - una Vienna tutta presa a officiare i suoi riti nei luoghi deputati (il teatro, il caffé, la sala da ballo, il Prater, l'osteria dei sobborghi), affatto ignara, si direbbe, dei primi scricchiolii. Così come il suo amico Hugo von Hofmannsthal, che a diciotto anni scriveva liriche e prose di goethiana sapienza, Schnitzler ci offre il rarissimo esempio di una giovinezza in cui la maturità è un dato d'acquisto e le virtù più ardue da raggiungere - quali sobrietà e incisività - sembarno appartenere da sempre alla fisiologia dell'autore.