Il numero delle mie dimore assomiglia alla mia esistenza: una sorta di bordello di Caracas.
Non sono più di nessuno, nemmeno di chi mi ha dato la vita. Ho annichilito il loro amore.
Non c'è più nessuno ad aspettare il mio rientro la sera. L'eroina ha accelerato gli effetti disastrosi di deperimento che la cocaina aveva iniziato.
"Papà, non ne vengo più fuori, aiutami".
Silenzio.
I suoi occhi.
Le sue mani.
Il suo cuore.
Tutto, in questo uomo, sta tremando. Sono in uno stato pietoso, so di fare schifo.
Abbasso gli occhi. Tutto diventa nero, schiacciato dal silenzio.
È il suo pianto a piegarmi le ginocchia. Nelle sue lacrime, che il pudore non riesce a trattenere, vedo l'innocenza di un bambino disarmato e la disperazione di un uomo fallito.
La causa sono io.
"papà"
Uno sguardo, il suo, che non sapevo potesse appartenergli.
Un abbraccio, il mio, che non ricordavo di saper dare tanto forte.
Un pianto, il nostro, che non avrei mai creduto potesse farci ritrovare.