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Romanziere poliedrico e filosofo fuori dal coro, Guido Morselli (1912-1973) inseguì senza trovarlo il suo pubblico, fino al tragico gesto suicida, rimanendo quasi del tutto inedito: eppure, non appena è iniziata, dal 1974 in poi, la pubblicazione postuma dei suoi romanzi, da "Roma senza papa" a "Il comunista", da "Dissipatio H. G." a "Uomini e amori", passando per i saggi di "Fede e critica" e di "La felicità non è un lusso", Morselli è divenuto un autore cult, guardato con crescente interesse da parte di chi cercasse nella letteratura il coraggio di fare piazza pulita di tutte le ideologie del suo tempo e di tutti i miti del senso comune, fino a "mettere fra parentesi" la propria stessa vita e quella degli altri. Sulla scia dei suoi maestri elettivi (Montaigne, Leopardi e Proust), lo scrittore ha assunto la maschera del «fobantropo», colui che critica a fondo l'antropocentrismo occidentale e in ostinata solitudine declina con realismo e rigore le ragioni di un nuovo illuminismo.