I bombardamenti del secondo conflitto mondiale hanno lasciato, con le macerie, segni tangibili di danni e distruzioni al patrimonio architettonico e archeologico nell'intera Europa: le scelte di intervento che hanno fatto seguito alla guerra si sono dimostrate, nella seconda metà del Novecento, accomunate, nella maggioranza dei casi, dalla volontà di risarcire le ferite belliche attraverso il ritorno ad un'unità, morfologica e figurativa, di quanto distrutto. Dalla Francia alla Germania, dall'Inghilterra all'Italia, il problema del "vuoto" generato da un evento così drammatico ha posto intellettuali e operatori di fronte a complesse e dibattute scelte, anche subordinate a ragionamenti di ordine sociale e, soprattutto, psicologico. I saggi presenti nel volume rileggono e interpretano posizioni teoriche e ricadute progettuali generatesi dal confronto con quanto ha perso, per le ferite causate dalla seconda guerra mondiale, la propria pregressa leggibilità. Ciò porta ad esplorare i campi dell'architettura e dell'archeologia per indagare come si siano affrontate delicate questioni connesse alla parziale distruzione di aree archeologiche quali Pompei e di intere parti urbane in Italia e in altre nazioni europee. Il carattere ancora tutto attuale della problematica fa sì che la riflessione storico-critica sia misurata con progetti e realizzazioni ancora in larga parte irrisolti.