"E' possibile parlare di Auschwitz a partire da un fumetto? L'indicibilità non è forse un tratto essenziale dell'esperienza della Shoà? Certamente, come affermano tutti i deportati e le deportate che sono sopravvissuti; ma questa indicibilità, presa alla lettera ci costringerebbe a un silenzio che saprebbe di terribile complicità con gli emissari e i mandanti dello sterminio. Per questo non ci scandalizza il fatto che si scriva di Auschwitz in un fumetto, così come ci è piaciuto profondamente "La vita è bella". Se film, quadri, libri e composizioni musicali hanno saputo balbettare Auschwitz, perché non lo potrebbe fare anche quella peculiare forma d'arte che è il fumetto?" (dall'introduzione)