Viviamo in tempi difficili in cui le istituzioni generate dal capitalismo neoliberista non sembrano più in grado di risolvere le contraddizioni che esse stesse hanno contribuito a creare. In un contesto simile, ciascuno cerca di trovare un senso alla propria vita, sperimentando nuove forme di azione per trasformare il presente e aprirsi alle potenzialità del futuro. È questa la situazione da cui prende le mosse "Gli Studi Culturali, il lavoro intellettuale e la pratica politica", una raccolta di alcuni tra i saggi più significativi scritti negli ultimi cinque anni da Lawrence Grossberg. Un intellettuale generoso e audace che abbraccia la responsabilità e le sfide di una "conoscenza senza garanzie", nella convinzione che come si osserva e racconta ciò che accade sia tanto importante quanto cosa si pensa, dal momento che storie cattive finiscono per produrre cattive politiche. Abbiamo quindi bisogno di analisi rigorose del presente, sostenute da un solido approccio teorico, che riconoscano il ruolo fondamentale e imprescindibile della cultura. Le storie migliori sono infatti quelle che accolgono la complessità del mondo senza arrendersi a banali semplificazioni, che si concentrano sulla specificità dei contesti evitando pigre generalizzazioni, che distinguono il vecchio dal nuovo senza cadere nella romantica divisione tra il noto e lo sconosciuto. Tali storie devono saper accettare l'incertezza con quella generosa umiltà che consente a un intellettuale impegnato come Grossberg di pensare, lavorare e dialogare collettivamente, convivendo con le differenze pur senza rinunciare a immaginare sempre nuove forme di unità.