La storia è ambientata nei primi anni '90. Un giovane ricercatore, Giulio, biologo, precario, appassionato del suo lavoro, viene incaricato di fare uno studio sulla possibile reintroduzione della lince nell'Appennino. Durante uno dei suoi sopralluoghi nelle aree oggetto dello studio, entra in contatto con un personaggio molto particolare, Vladimiro, che vive da solo in una frazione abbandonata di un paesino della montagna abruzzese. Dopo il primo incontro è evidente che, dietro l'aspetto un po' rozzo, si cela una persona colta che non vuole far trasparire la sua vera identità. Fatti drammatici fanno avvicinare questi due personaggi fino a far nascere tra loro una solida amicizia. Pian piano che aumenta la loro confidenza Vladimiro fa conoscere a Giulio gli episodi del passato che hanno causato il suo esilio volontario. Si scopre la grande somiglianza tra i due personaggi sia come interessi che come percorso umano. Il finale lascia aperte tante interpretazioni e non pretende di disegnare un unico futuro. Sullo sfondo del racconto la natura incontaminata della montagna, gli animali che la popolano, lupi, aquile, cervi, visti con gli occhi di un etologo, Giulio, che, attraverso le sue riflessioni sul difficile mestiere del vivere e dell'amare e sul difficile rapporto con l'altro, percorre le emozioni che la vita ci regala quotidianamente, mostrando la verità che a volte non è sempre così chiara e limpida. Lo star bene con gli altri e con se stessi valorizzando le diversità. Nella penombra il "lupo Cerviero", fantasma dei boschi, osserva, indifferente alle vicende umane