Nel corso dei sei anni di internamento con il marito e i bambini a Tatura, nello stato di Victoria in Australia, Ottilia Vicenzini Reginato scrive un diario: si tratta di un prezioso documento, che testimonia una parte di storia ancora poco conosciuta. Durante la seconda guerra mondiale, oltre ai soldati prigionieri di guerra, migliaia di civili residenti in Australia o provenienti dall'Inghilterra e da vari paesi del Commonwealth, furono rinchiusi in campi di internamento in Australia, per il solo motivo di esser originari di un paese nemico, quindi considerati un potenziale pericolo per la sicurezza della nazione in cui si trovavano. L'autrice ha curato con grande amore la scrittura di questo diario e ha saputo raccontare in modo efficace ed avvincente la sua esperienza. Dalle pagine del diario emerge il peso di una vita in prigionia che, con il passare del tempo, diventa sempre più logorante. Ottilia osserva, ascolta e riferisce: narra aneddoti con leggerezza, spesso con ironia, e rende il lettore partecipe della vita nel campo di internamento. Esprime la sua grande sensibilità nelle poetiche descrizioni della natura, la profondità dei suoi sentimenti nei rapporti con i suoi cari, la sua forza d'animo e la volontà di superare ogni dura contingenza, guardando oltre: "...a passeggio lungo il filo spinato: mi sento riempire l'animo di vastità, perché dalla parte del cielo tutto è mio, fino alle stelle". (6 ottobre 1940)