Non si tratta di un'apologia né dell'ennesima indagine sul fenomeno del terrorismo, ma di un libro sul e dal punto di vista del terrorismo. Una sorta di right of answer, che colloca i protagonisti di questi eventi umani nei loro reali rapporti. Migliaia di persone, nei soli ultimi dieci anni, sono state arrestate o internate con l'accusa di essere terroristi. A queste persone non è mai stata data, realmente, la parola. Per loro, spesso, hanno parlato gli avvocati. Interpreti talvolta appassionati delle ragioni dei loro clienti ma naturalmente inadatti ad esprimere le loro emozioni. Il terrore di per sé è neutro, è un'emozione come tante altre, e in ciò, è indubbiamente reale. La pratica di incutere il terrore, il terrorismo appunto, è un comportamento tipico degli esseri viventi. Niente più. Le motivazioni del terrore sono invece tutt'altro che neutrali. Esse rispecchiano la necessità degli uomini, e delle donne, di prevalere. Di prevalere sugli altri esseri umani o di contrapporsi e respingere il terrore applicato da altri. Nel testo vi sono accenni storici alla pratica del terrore al solo fine di dare conto di quanto, questa, sia intimamente connessa all'evoluzione, o involuzione, del genere umano. Non c'è nulla di cui compiacersi, ben inteso, ma è una semplice, e amara, constatazione.