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La migrazione, il radicamento, la ricerca di un luogo d'adozione, un luogo che può essere anzitutto una lingua: sono i temi della scrittura di Adrián Bravi, autore argentino che da anni ha scelto di scrivere in italiano. E qui, i suoi temi si fondono in un romanzo di formazione, in una cronaca di viaggio, in una parabola esistenziale o, più semplicemente, nella storia di un ragazzo del XVI secolo di nome Ugolino che, dopo aver perso il suo posto nel vecchio mondo, sa trovarne un altro nel nuovo. Ugolino racconta la traversata insieme al leggendario Sebastiano Caboto, e racconta soprattutto la convivenza con una tribù di indios che è scoperta di una natura, di una cultura, di un'umanità da imparare e da comprendere. Perché nelle Indie Occidentali, territori che figurano appena sulle mappe europee di allora, c'è tutta una vita da apprezzare, a patto di rovesciare le proprie abituali prospettive sul mondo.
In contrapposizione a unepoca come la nostra in cui continuano i flussi migratori dalle terre misere dellAfrica, in passato cè stata una migrazione al contrario, dalla più evoluta Europa alla selvaggia America del Sud; nel primo caso cè unumanità derelitta che è alla ricerca di una dignità di vita, mentre nel secondo erano uomini di mare abbagliati dal miraggio delloro. E di alcuni di questi navigatori che parla Verde Eldorado, riuscito romanzo di Adrian Bravi, narratore argentino che risiede in Italia e che da tempo ha scelto di scrivere in italiano. Si narra la storia di Ugolino, ragazzo veneziano rimasto orrendamente ustionato nellincendio della sua casa, tanto che gira con un cappuccio che cela alla vista degli altri il suo volto devastato dalle fiamme, e che, incoraggiato dal padre, amico di Sebastiano Caboto, e che vede così una soluzione del problema di un figlio ormai diventato un peso per la famiglia, prende parte alla spedizione del navigatore veneziano per cercare un passaggio più breve per arrivare alle Molucche, terra di spezie. La trama è quanto di più intrigante si possa trovare al giorno doggi, unavventura che potrebbe richiamare quelle frutto della fantasia di Salgari, ma il cui intento è ben diverso. Ci si può stupire per la bellezza dei paesaggi descritti, per la capacità di trasmettere sensazioni, per labilità di emozionare con fatti apparentemente normali, ma non si può sorvolare sullincontro di due civiltà, ognuna con i suoi pregi e con i suoi difetti, con due mondi che vengono a contatto e che evidenziano il diverso senso da dare alla vita. Infatti per gli indios del Rio de la Plata sono determinanti il rispetto per la natura e limmersione nella stessa, mentre sono la brama della ricchezza e la materialità che ossessionano i navigatori europei, aspetti antitetici di un viaggio di cui Caboto cambia la destinazione per tentare di arrivare a un mitico Eldorado, per cercare lirraggiungibile, e il giovane Ugolino ne uscirà trasformato. Catturato con alcuni suoi compagni dagli Indios, dovrà assistere alla loro uccisione, dovrà vedere con orrore le loro carni diventare cibo per questi antropofagi. Lui si salverà perché diverso per il suo viso sfigurato dal fuoco e dallincontro con i selvaggi cambierà la vita e il destino del giovane veneziano; poco a poco si avvicinerà a questi indios, ne assorbirà le usanze, i suoni e gli odori, cedendo loro in cambio un po della sua civiltà. Diventerà luomo dei due mondi che cercherà in ogni modo di conciliare, in unottica di reciproca integrazione. Alla Città delloro non arriverà mai e così anche Caboto, ma lEldorado non è lì, è in quel villaggio dove è nata una nuova civiltà.
Verde Eldorado è indubbiamente un romanzo ambizioso, ma riesce a raggiungere in buona parte i suoi scopi; il lettore deve solo stare attento a non lasciarsi trascinare dalla trama avventurosa, a cui può pur tuttavia lasciarsi andare, ma con giudizio; infatti è opportuno fermarsi ogni tanto per riflettere sulla grandiosa opportunità di un mondo nuovo che ci offrono Ugolino e il suo creatore Adrian Bravi.
Renzo Montagnoli - 23/03/2023 07:09